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lunedì 11 agosto 2014

Più Politica - Una porta si apre mentre l’altra si chiude

Mentre tutto sembra per il momento proseguire per il meglio per quanto riguarda la riforma del Senato che dovrà ora approdare alla Camera, dove la strada dovrebbe essere per il premier meno irta di ostacoli considerando i numeri che dovrebbero essergli più favorevoli scoppia qualche dissidio esterno.

Forza Italia infatti forte della sua posizione di ago della bilancia a Palazzo Madama per la riuscita delle riforme, sembra volersi spingere sempre più in là mentre gli uomini del Pd danno segnali di altolà. Le prime avvisaglie di questi rapporti alquanto tesi e di difficile interpretazione strategica riguardano soprattutto le aperture di Renato Brunetta quando racconta che: "Noi non siamo come la sinistra. Nel 2011 Berlusconi si fece da parte e sostenne Monti. Nel 2013, pur pagando un costo elettorale, ha sostenuto le larghe intese e s’è messo a collaborare sulle riforme. Oggi è lo stesso. Di fronte a un allarme nazionale, Forza Italia cercherebbe la coesione. Ci sono momenti in cui l’interesse di parte va messo da parte".

In poche parole l’esponente azzurro avrebbe aperto una porta a Renzi e al suo governo sul dialogo di quelle riforme economiche che riguardano il lavoro e non solo in un momento nel quale anche fuori dall’Europa arrivano segnali che confermerebbero l’avvicinarsi di un default alquanto prossimo per il nostro Paese. Sull’onda della paura Brunetta sperava di riuscire così a sfondare il muro della diffidenza della sinistra che sembra invece sbattergli la porta in faccia quando il sottosegretario alla Pubblica Amministrazione, Angelo Rughetti nega qualsiasi possibilità di un’alleanza tra il Pd e F.I. in questo campo in quanto "Nel merito delle politiche economico-sociali e del lavoro siamo molto lontani". Non contento di aver tragicamente infranto ogni possibile sogno e speranza dell’uomo azzurro, affonda ancor di più il coltello nella piaga, sottolineando che Brunetta: "Ha già fatto molti danni da solo e non penso ce ne sia ancora bisogno ".

Ma come si sa, non saranno né Rughetti né Brunetta a decidere se i due leader che fino a qualche anno fa nessuno avrebbe mai immaginato potessero sedersi ad un tavolo a dialogare decideranno di farlo anche su quelle politiche che forse per il nostro Paese sono ancor più importanti che quelle Costituzionali. Noi speriamo che lo facciano e che questa volta sia per il bene del Paese e non come al solito per motivi personali…


G.M.

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