Mentre tutto sembra per
il momento proseguire per il meglio per quanto riguarda la riforma del Senato
che dovrà ora approdare alla Camera, dove la strada dovrebbe essere per il
premier meno irta di ostacoli considerando i numeri che dovrebbero essergli più
favorevoli scoppia qualche dissidio esterno.
Forza Italia infatti
forte della sua posizione di ago della bilancia a Palazzo Madama per la
riuscita delle riforme, sembra volersi spingere sempre più in là mentre gli
uomini del Pd danno segnali di altolà. Le prime avvisaglie di questi rapporti
alquanto tesi e di difficile interpretazione strategica riguardano soprattutto
le aperture di Renato Brunetta quando racconta che: "Noi non siamo come la
sinistra. Nel 2011 Berlusconi si
fece da parte e sostenne Monti. Nel 2013, pur pagando un costo elettorale, ha
sostenuto le larghe intese e s’è messo a collaborare sulle riforme. Oggi è lo
stesso. Di fronte a un allarme nazionale, Forza Italia cercherebbe la coesione.
Ci sono momenti in cui l’interesse di parte va messo da parte".
In poche parole l’esponente
azzurro avrebbe aperto una porta a Renzi e al suo governo sul dialogo di quelle
riforme economiche che riguardano il lavoro e non solo in un momento nel quale
anche fuori dall’Europa arrivano segnali che confermerebbero l’avvicinarsi di
un default alquanto prossimo per il nostro Paese. Sull’onda della paura
Brunetta sperava di riuscire così a sfondare il muro della diffidenza della
sinistra che sembra invece sbattergli la porta in faccia quando il
sottosegretario alla Pubblica Amministrazione, Angelo Rughetti nega qualsiasi possibilità di un’alleanza tra il
Pd e F.I. in questo campo in quanto "Nel merito delle politiche
economico-sociali e del lavoro siamo molto lontani". Non contento di aver
tragicamente infranto ogni possibile sogno e speranza dell’uomo azzurro,
affonda ancor di più il coltello nella piaga, sottolineando che Brunetta: "Ha
già fatto molti danni da solo e non penso ce ne sia ancora bisogno ".
Ma come si sa, non
saranno né Rughetti né Brunetta a decidere se i due leader che fino a qualche
anno fa nessuno avrebbe mai immaginato potessero sedersi ad un tavolo a
dialogare decideranno di farlo anche su quelle politiche che forse per il
nostro Paese sono ancor più importanti che quelle Costituzionali. Noi speriamo
che lo facciano e che questa volta sia per il bene del Paese e non come al
solito per motivi personali…
G.M.
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