L’eliminazione del Senato così come fino
ad ora lo abbiamo conosciuto e la rassicurazione che non dovremo più spendere
nuovi danari per mantenerli nasconde però dietro di sé una insidia che non è
stata cancellata.
Ebbene sì, pensavate di esservene
liberati in maniera definitiva, ed invece no, perché anche se non si
ripresenteranno più per essere rieletti e saranno costretti a tornare a casa,
non lo faranno comunque a mani vuote, in quanto rimangono i privilegi derivanti
da essere stai gli inquilini di Palazzo Madama, di quella Casta che non guarda
in faccia neanche la recessione e che pretende di ricevere tutto ciò che
secondo Costituzione gli spetta, fino all'ultimo euro.
I 320 senatori che lasceranno la loro
carica infatti avranno diritto al vitalizio e alla liquidazione e quindi non ve
ne liberete fino alla fine dei loro giorni e continuerete così a pagare
balzelli iniqui,ovvero tasse per mantenerli. Noi tutti infatti, anche se loro
non si trovano più nelle Aule a svolgere quello che dovrebbe essere il loro
lavoro e quindi presentare e discutere emendamenti e quant'altro, li stipendiamo, anche se, bisogna ammetterlo
in maniera forse meno ‘vergognosa’ degli anni scorsi, considerando che dal 2012
la trafila, ma non il compenso, è diventata un pochino più simile a quella dei
comuni mortali, in quanto, per andare in pensione devono attendere i 65 anni di
età almeno che i senatori non siano alla seconda legislatura perché in quel
caso il vitalizio viene anticipato al sopraggiungere dei 60 anni.
E così anche con la riforma che porta il
nome del ministro Boschi tutti i senatori al termine del proprio mandato percepiranno
a prescindere da quanto tempo si trovano a Palazzo Madama una liquidazione, che
ammonta all’80 per cento dell’importo mensile lordo dell’indennità (circa 10.385
euro) moltiplicato per il numero degli anni di mandato effettivo. In poche
parole i vecchi senatori, che ammettiamo abbiano fatto quattro legislature e
questa sia la quinta, solo di liquidazione portano a casa quasi 140 mila euro senza
alcuna remora, e se sono anche in età pensionabile, altri 4 mila euro mensili.
Considerando il periodo difficile che
stiamo attraversando ci chiediamo se senatori come Giulio Tremonti, più volte
ministro, non si vergognino di portare a casa cifre come 200 mila euro, che molti
di noi non vedranno probabilmente neanche durante tutto il corso della propria
vita e una pensione che supera i cinque mila euro mensili. Quello che ci
chiediamo è cosa hanno in più senatori come Razzi o altri che sono giunti
Palazzo Madama rispetto a noi cittadini e a tanti loro coetanei laureati o affermati
docenti che dovranno invece aspettare le calende greche e accontentarsi di poco
per poter andare in pensione?
G.M.
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