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sabato 9 agosto 2014

Più Politica - Cambia il Senato ma i privilegi restano

L’eliminazione del Senato così come fino ad ora lo abbiamo conosciuto e la rassicurazione che non dovremo più spendere nuovi danari per mantenerli nasconde però dietro di sé una insidia che non è stata cancellata.

Ebbene sì, pensavate di esservene liberati in maniera definitiva, ed invece no, perché anche se non si ripresenteranno più per essere rieletti e saranno costretti a tornare a casa, non lo faranno comunque a mani vuote, in quanto rimangono i privilegi derivanti da essere stai gli inquilini di Palazzo Madama, di quella Casta che non guarda in faccia neanche la recessione e che pretende di ricevere tutto ciò che secondo Costituzione gli spetta, fino all'ultimo euro.

I 320 senatori che lasceranno la loro carica infatti avranno diritto al vitalizio e alla liquidazione e quindi non ve ne liberete fino alla fine dei loro giorni e continuerete così a pagare balzelli iniqui,ovvero tasse per mantenerli. Noi tutti infatti, anche se loro non si trovano più nelle Aule a svolgere quello che dovrebbe essere il loro lavoro e quindi presentare e discutere emendamenti e quant'altro,  li stipendiamo, anche se, bisogna ammetterlo in maniera forse meno ‘vergognosa’ degli anni scorsi, considerando che dal 2012 la trafila, ma non il compenso, è diventata un pochino più simile a quella dei comuni mortali, in quanto, per andare in pensione devono attendere i 65 anni di età almeno che i senatori non siano alla seconda legislatura perché in quel caso il vitalizio viene anticipato al sopraggiungere dei 60 anni. 

E così anche con la riforma che porta il nome del ministro Boschi tutti i senatori al termine del proprio mandato percepiranno a prescindere da quanto tempo si trovano a Palazzo Madama una liquidazione, che ammonta all’80 per cento dell’importo mensile lordo dell’indennità (circa 10.385 euro) moltiplicato per il numero degli anni di mandato effettivo. In poche parole i vecchi senatori, che ammettiamo abbiano fatto quattro legislature e questa sia la quinta, solo di liquidazione portano a casa quasi 140 mila euro senza alcuna remora, e se sono anche in età pensionabile, altri 4 mila euro mensili.


Considerando il periodo difficile che stiamo attraversando ci chiediamo se senatori come Giulio Tremonti, più volte ministro, non si vergognino di portare a casa cifre come 200 mila euro, che molti di noi non vedranno probabilmente neanche durante tutto il corso della propria vita e una pensione che supera i cinque mila euro mensili. Quello che ci chiediamo è cosa hanno in più senatori come Razzi o altri che sono giunti Palazzo Madama rispetto a noi cittadini e a tanti loro coetanei laureati o affermati docenti che dovranno invece aspettare le calende greche e accontentarsi di poco per poter andare in pensione?

G.M.

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