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sabato 5 luglio 2014

Più Politica - L’accordo siglato e le conseguenze

Renzi
In realtà il nuovo patto rinsaldato tra Berlusconi e Renzi ha reso i rapporti all'interno del Parlamento ancora più aspri e irti di ostacoli per le riforme.

Non solo si sono riaccesi i focolai all'interno del Pd e di F.I. ma il fatto che vi sia stato uno stop quasi definitivo alle preferenze ha fatto infuriare non poco anche un altro partito della maggioranza che per l’ennesima volta non è stato chiamato ad esprimersi in merito.

Alfano e il suo Ncd oltre ad essersi risentiti della poca considerazione che gli è stata data durante questo nuovo dialogo tra Pd e F.I. con Quagliariello alza la voce e  arriva addirittura a minacciare un “no” secco all’Italicum essendo contrari alle liste bloccate e mettono sul tavolo della discussione una nuova richiesta: abbassare la soglia di sbarramento. Per  il Nuovo centrodestra  quindi «Se la legge elettorale resterà questa noi non la voteremo, e porremo un problema serio. La legge elettorale non può essere imposta a partire da un accordo a due».

E se per il Nuovo centrodestra si tratta di una questione di vita o di morte, in senso politico, per la fronda interna dal Pd che torna all'attacco è un fattore di principio tant'è che è tornato a dire la sua anche l’ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ed altri esponenti della minoranza interna che tornano a chiedere con forza le preferenze.

Renzi a questo punto, soprattutto al Senato rischierebbe avendo contro anche i bersaniani, che seguirebbero e voterebbero la modifica proposta da Vannino Chiti, di essere messo in minoranza proprio dal suo partito, e considerando che la paura fa novanta ricordiamo che per evitare questo scenario è intervenuto anche  il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, che pur essendo un anti renziano, ha invitato tutti a non frapporre freni alle riforme. 


Certo è che le riforme sono sempre più in bilico in quanto ormai i mal di pancia sembrano dilagare dal Pd a F.I. per passare dal Ncd e quindi, mentre in Commissione i numeri sono sicuri, la grande incognita sarà quella dell’Aula dove vedremo se era tutto un bluff o se i conti non tornano e la riforma sarà affossata…

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