Mentre ormai si fanno sempre più
insistenti le voci di un vero e proprio rimpasto all'interno del Governo con
ministri che vanno e vengono, si scopre che il partito di Renzi ha qualcosa che
lo accomuna in maniera molto stretta a quei regimi staliniani nei quali era
vietato il dissenso.
Secondo indiscrezioni rilasciate da
militanti del Pd si può tranquillamente trovare nei regolamenti interni delle
federazioni locali del partito alcune clausole nelle quali si specifica ad
esempio che è vietata la critica in ogni sua forma pubblica in particolare modo
sui social network. E se la censura imposta dai partiti è venuta a galla dopo
le pene esemplari imposte da Grillo ai suoi uomini, anche il Pd non scherza e
se il colpevole dell’atto di insubordinazione non sarà cacciato come nel caso
del M5S però verrà defenestrato direttamente dal tribunale interno dopo essere
stato messo in stato di accusa.
Leggendo alcuni regolamenti delle sedi
del Pd come nel caso di quello di Piacenza, all'articolo 29 si legge: «Gli iscritti al Partito Democratico
della Federazione Provinciale di Piacenza debbono astenersi da commenti
negativi e acostruttivi rivolti al Partito Democratico stesso nella persona dei
singoli Segretari di Circolo, di Unione di Vallata, di Unioni d’Area o del
Segretario/a Provinciale tramite social network o altri mezzi di informazione
telematica e/o mediatica in generale se non hanno prima richiesto idonea
convocazione del Circolo di riferimento e affrontato, in tale sede, e discusso
le tematiche e gli argomenti che lo pongono in conflitto con il Partito
stesso».
Che a Piacenza pensino di trovarsi
ancora durante il periodo della guerra fredda o nella Russia di Stalin? Certo è
che è un regolamento rivisitato solo il mese scorso nel quale ben si specifica
che vi è anche un aggravante in quanto ben si sottolinea che «Nel caso che gli
iscritti non procedano nella predetta discussione, ma procedano direttamente
alla pubblicazione sui social network dei commenti negativi e volti a portare
nocumento acostruttivo al Partito Democratico gli iscritti e le iscritte resisi
palesemente responsabili di tali atteggiamenti verranno deferiti al Presidente
della Commissione di Garanzia dell'Unione Provinciale /Territoriale di Piacenza
che procederà in forza di quanto previsto dal Codice Etico del Partito
Democratico».
Questa è la palese dimostrazione che il
premier ancora una volta, quando durante l’Assemblea nazionale del Pd sabato
scorso aveva garantito la libertà di pensiero e di coscienza dei parlamentari
del Pd, mentiva sapendo benissimo di mentire. Che dire, dopo gli 80 euro in
busta paga che ci siamo pagati con l’aumento dei vari balzelli iniqui e questa
ennesima presa in giro non possiamo che aspettarci nuove ‘piacevoli bugie’.
G.M.
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