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martedì 17 giugno 2014

Più Politica - Le ‘piacevoli bugie’ di Renzi

Premier
Mentre ormai si fanno sempre più insistenti le voci di un vero e proprio rimpasto all'interno del Governo con ministri che vanno e vengono, si scopre che il partito di Renzi ha qualcosa che lo accomuna in maniera molto stretta a quei regimi staliniani nei quali era vietato il dissenso.

Secondo indiscrezioni rilasciate da militanti del Pd si può tranquillamente trovare nei regolamenti interni delle federazioni locali del partito alcune clausole nelle quali si specifica ad esempio che è vietata la critica in ogni sua forma pubblica in particolare modo sui social network. E se la censura imposta dai partiti è venuta a galla dopo le pene esemplari imposte da Grillo ai suoi uomini, anche il Pd non scherza e se il colpevole dell’atto di insubordinazione non sarà cacciato come nel caso del M5S però verrà defenestrato direttamente dal tribunale interno dopo essere stato messo in stato di accusa.

Leggendo alcuni regolamenti delle sedi del Pd come nel caso di quello di Piacenza,  all'articolo 29  si legge: «Gli iscritti al Partito Democratico della Federazione Provinciale di Piacenza debbono astenersi da commenti negativi e acostruttivi rivolti al Partito Democratico stesso nella persona dei singoli Segretari di Circolo, di Unione di Vallata, di Unioni d’Area o del Segretario/a Provinciale tramite social network o altri mezzi di informazione telematica e/o mediatica in generale se non hanno prima richiesto idonea convocazione del Circolo di riferimento e affrontato, in tale sede, e discusso le tematiche e gli argomenti che lo pongono in conflitto con il Partito stesso».

Che a Piacenza pensino di trovarsi ancora durante il periodo della guerra fredda o nella Russia di Stalin? Certo è che è un regolamento rivisitato solo il mese scorso nel quale ben si specifica che vi è anche un aggravante in quanto ben si sottolinea che «Nel caso che gli iscritti non procedano nella predetta discussione, ma procedano direttamente alla pubblicazione sui social network dei commenti negativi e volti a portare nocumento acostruttivo al Partito Democratico gli iscritti e le iscritte resisi palesemente responsabili di tali atteggiamenti verranno deferiti al Presidente della Commissione di Garanzia dell'Unione Provinciale /Territoriale di Piacenza che procederà in forza di quanto previsto dal Codice Etico del Partito Democratico».


Questa è la palese dimostrazione che il premier ancora una volta, quando durante l’Assemblea nazionale del Pd sabato scorso aveva garantito la libertà di pensiero e di coscienza dei parlamentari del Pd, mentiva sapendo benissimo di mentire. Che dire, dopo gli 80 euro in busta paga che ci siamo pagati con l’aumento dei vari balzelli iniqui e questa ennesima presa in giro non possiamo che aspettarci nuove ‘piacevoli bugie’.

G.M.


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