In questi giorni
abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione apportata dal nuovo leader
Matteo Salvini all'interno della Lega Nord.
Non solo colui che da
sempre ha inneggiato dalla radio padana, di cui era direttore, una campagna
anti nazionale ad ogni grande evento oggi tifa per la Nazionale, ma addirittura
fa ‘ciao ciao’ per l’ennesima volta a Silvio Berlusconi per aprire le porte
alla sinistra del premier Renzi. Il fermento tra i militanti sembra essere forte,
alcuni approvano la nuova linea del leader e plaudono mentre altri, rimasti
ormai la minoranza, gli storici che hanno vissuto la nascita del movimento, si
vedono drizzare i capelli in testa, tant’è che alcuni commenti poco carini in
questi giorni si possono trovare anche su un famoso social network, che dopo le
aperture di un consigliere regionale come Cecchetti agli omosessuali durante la
campagna elettorale per le europee oltre a chiedersi “dove sono finiti gli
ideali della Lega?”, temono che al prossimo congresso si decida di cambiare
anche l’articolo uno dello Statuto nel quale si parla di indipendenza.
I tempi cambiano e
tutto si rivoluziona e così di storico ed invariato in quel che fu il movimento
di Umberto Bossi rimane solo il nome e
alcuni personaggi che per la cadrega hanno deciso di tradire tutti,
comprese le migliaia di uomini e donne che hanno sempre creduto in quella idea
di federalismo che oggi chiaramente non è più spendibile e che quindi doveva
essere sostituita con un nuovo slogan allo stesso modo molto populista: No
euro.
La capacità indiscutibile di
Salvini è stata quella di riuscire a portare quasi senza traumi alla
consapevolezza dei propri militanti che i trent'anni e più per i quali si è
combattuto con Bossi qualcuno non ha voluto che si raggiungessero gli
obiettivi e così ormai quello che era un
movimento anti meridionalista è diventato invece anche il promotore di una
nuova Lega che non si è capito se vuole solo i voti dei meridionali o realmente
vuole i loro interessi insieme a quelli del Nord.
Il nostro timore è che
il prossimo passo sarà quello non più di non essere come urlava Salvini da
giovane “noi non siamo né neri né rossi ma siamo con Umberto Bossi” ma di
dipingersi per convenienza di quel rosso che lo porterà tra qualche giorno a
discutere davanti ad un tavolo con il premier Renzi…
G.M.
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