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giovedì 22 maggio 2014

Più Politica - Renzi e la campagna del Sud

Renzi preoccupato
Il mantra di Renzi è ormai quotidianamente riportato da tutti i media come se si trattasse della prima minaccia lanciata dal Premier da chi pensandola in maniera diversa da lui propone  strade alternative.

E così Renzi, ribadendo ancora “Se non mi fanno fare le riforme allora si che è fallito il mio progetto e vado a casa» spera di portare verso il Pd nuovi voti, considerando che anche se si dice ottimista sui sondaggi  ritorna a chiarire qualcosa che sta diventando il secondo mantra in ordine di tempo: “anche se il Pd si assestasse sotto il 30% io non mi dimetto”.

I soliti due concetti chiave che da mesi cerca di far entrare nella mente dei cittadini, ovvero che la colpa sia che le riforme non vengono portate a termine che la perdita di elettori del Pd non dipendono da lui ma da altri, da coloro che secondo il premier non vogliono il cambiamento e che quindi cercano di fermarlo e tra questi il peggiore sarebbe il suo nemico numero uno alle elezioni: Grillo.

 Nel frattempo però Renzi deve fare i conti con un altro problema: l’elettorato del Sud. Sembrerebbe infatti che per lui e Berlusconi qui la situazione sia molto grama: ci sarebbero infatti migliaia di voti di delusi e disperati che starebbero migrando in segno di protesta verso quel nemico che urla e si dimena e che promette tribunali online  per politici, giornalisti e imprenditori.

A nulla quindi servirebbero gli sforzi del premier che ha spedito nella zona meridionale del Paese nelle ultime ore molti dei suoi ministri per cercare di recuperare terreno soprattutto dopo il perpetrarsi delle faide intestine. Secondo fonti interne al Pd e non solo, il problema in realtà sarebbe un altro: «Al Sud il voto clientelare di una volta non esiste più, non c’è quasi più nulla da scambiare o promettere, sia perché si sono ridotti i rubinetti della spesa pubblica, sia perché il “patrono” politico non sta più al governo in eterno, come capitava con la Dc».

Che dire, da una parte c’è da rallegrarsi, ma dall’altra forse sarebbe meglio un voto cosciente a chi fa proposte applicabili e che realmente vanno a migliorare il Paese piuttosto che urla e parolacce che non portano a nulla se non alla semplice protesta fine a se stessa…


G.M.

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