Nuovi guai in vista per l’ex
ministro dell’Interno e delle Attività Produttive, Claudio Scajola, che
dopo il caso della ‘casa comprata a sua insaputa’ per il quale era stato
scagionato, in questi giorni è stato arrestato in un albergo a Roma dalla
Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria per aver cercato di
favorire la latitanza dell’ex parlamentare Amedeo Matacena.
Oltre a Scajola, accusato di
favoreggiamento, vi sono coinvolti e colpiti da provvedimenti restrittivi anche
altre persone legate al noto imprenditore reggino ed ex parlamentare Amedeo Matacena, latitante
dopo essere stato condannato in maniera definitiva per concorso esterno in
associazione mafiosa.
L’ex ministro avrebbe secondo l'accusa aiutato Matacena a
sottrarsi agli arresti.
E se nel frattempo proseguono perquisizioni in
Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Calabria e Sicilia, oltre
a sequestri di società commerciali collegate a società estere, per un valore di
circa 50 milioni di euro, spuntano anche le prime foto che inchiodano Scajola in compagnia
di Chiara Rizzo,
compagna dell'ex parlamentare e latitante Amedeo Matacena, mentre altre mostrano
addirittura uno scambio di denaro, con le banconote da cento euro in bella
mostra, tra la stessa Rizzo e Maria Grazia Fiordelisi, che di Matacena è la
segretaria. Ricordiamo che entrambe le donne sono finite agli arresti e che le
immagini sono contenute nel fascicolo che accompagna la richiesta di arresto di
Scajola e che secondo la procura di Reggio Calabria costituiscono la prova schiacciante
del coinvolgimento di Scajola nell'indagine sulla latitanza di Matacena.
Il procuratore della
Repubblica di Reggio Calabria, Federico
Cafiero De Raho, ha voluto sottolineare che con questa
operazione che ha portato all’arresto dell’ex ministro Claudio Scajola si è
dimostrato che «Non esistono intoccabili. Tutti sono uguali davanti alla legge»
e che «Un aspetto che colpisce tutti è come una persona che ha ricoperto posizioni
di vertice possa curarsi di altra persona condannata e che si è rifugiata
all'estero per sottrarsi alla pena».
E se Scajola è accusato di
«procurata inosservanza della pena» a beneficio di Matacena che, condannato a 5
anni di carcere con pena definitiva nell’ottobre scorso, avrebbe voluto
riparare in Libano con il sostegno dell’ex ministro, ci chiediamo se, anche in
questo caso Scajola potrà difendersi affermando una frase del tipo: ‘non sapevo
che stavo organizzando un viaggio per Matacena, credevo fosse un regalo per un
amico’… A parte le battute ironiche aspettiamo che la giustizia faccia il suo
corso e vedremo quale e se ci sarà una condanna…
G.M.
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