Renzi parte all'attacco dei sindacati per
i quali non usa certamente parole dolci ma anzi sembra quasi essere pronto a
lanciare il famoso ‘guanto’ della sfida con il quale dichiara la sua battaglia sul
taglio degli sprechi anche per i dipendenti pubblici.
Ed è così che in una nota Renzi
spiega: "prenderemo in mano la riforma
della pubblica amministrazione per scardinarla completamente. Lì vedremo il
derby palude contro corrente, conservazione contro innovazione. Sarà durissima,
la vera battaglia. Al confronto la strana coppia Camusso-Squinzi
contro il governo sarà solo un leggero antipasto". Per il premier quindi il
segretario della Cgil e il leader di Confindustria dopo le forti critiche che
hanno avuto modo di esprimere non avrebbero fatto altro che dimostrare quella
che è la loro volontà, ovvero non cambiare nulla e mantenere i propri privilegi
acquisiti e mantenuti nel tempo.
Ciò che più mette in allarme Renzi è
che "Culturalmente colpisce questa
strana assonanza tra il capo dei sindacati e il capo degli industriali che
insieme, davanti alla scommessa politica di togliere per la prima volta alla
politica e restituire ai cittadini e alle imprese, si oppongono. Lo ritengo un
ottimo segnale che siamo sulla strada giusta".
Per prima cosa secondo Renzi è quindi
necessario “scardinare” la pubblica amministrazione partendo dalla riforma delle Province
che spiega "non si limita ai 160 milioni di euro di risparmi che facciamo sui
consiglieri provinciali o ai 600 milioni di risparmi che facciamo con le spese
collegate” ma “abbiamo voluto cominciare proprio dalla politica: perché solo
riformando se stessa, la politica avrà le carte in regola per chiedere a tutti
gli altri di cambiare".
Chissà se riuscirà veramente Renzi
partendo dalla politica a cambiare anche tutto quello che fino ad ora ci ha
portato a questa situazione di grave crisi, creata anche da tutte quelle spese
inutili, come il numero in esubero di dipendenti pubblici il cui costo è stato
pagato direttamente da noi cittadini, attraverso quei balzelli iniqui che si
chiamano tasse.
G.M.
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