Con l'attacco avvenuto nella zona di Farah, l'area più meridionale e a rischio del settore ovest dell'Afghanistan, dove ha perso la vita il capitano del Terzo Bersaglieri Giuseppe la Rosa, 31 anni, e altri tre Bersaglieri sono rimasti feriti, sale a 53 il numero dei militari italiani morti in Afghanistan nel corso della missione internazionale Isaf, operativa dal 2004.
Il capitano è la prima vittima del 2013, mentre 7 sono stati i morti nel 2012. Una ennesima vittima di quelle che vengono definite missioni di pace, che a noi, osservatori esterni sembrano più missioni spesso impossibili da portare a termine e da identificare con la pace.
Credo che i nostri soldati o militari sarebbero più utili sul nostro territorio a controllo delle nostre città piuttosto che all'estero in missioni che costano molto sia in termini economici che di vite umane.
Spulciando alcuni dati ufficiali che potete trovare anche voi sul sito della Camera dei Deputati, si scopre che il costo giornaliero della nostra presenza in Afghanistan: fino al 30 settembre sarà di 426.617 euro. I nostri militari sono operativi anche in Libano, dove spendiamo 118.540.833 euro e in Kosovo, dove la spesa sostenuta ammonta a 52.496.423 euro. E fin qui, si trattava di operazioni militari di cui la maggior parte dei cittadini conosceva l'esistenza.
In realtà, però, l'esercito italiano è impegnato su moltissimi fronti e per ognuno è stato previsto un capitolo di spesa. Si scopre così, documenti alla mano, che impiegheremo 223.505 euro per la missione Althea in Bosnia-Erzegovina, ed altri 14.191.716 euro per la “Active Endeavour” (tradotto: “Sforzo attivo”) nel Mediterraneo. Ma un piccolo contingente italiano si trova anche a Hebron (territori palestinesi), dove il costo e' di 846.666 euro e i ben informati giurano che “bevono caffè tutto il giorno e scrivono report sulle violazioni dei coloni che nessuno mai leggerà”. Sempre per rimanere in Medio Oriente, altri 90.655 euro servono alla vigilanza del valico di Rafah, dove la nostra partecipazione ammonta ad un uomo.
La lista sarebbe ancora lunga, non vogliamo annoiarvi e farvi accapponare la pelle come successo a noi. In un momento di austerità come quello che viviamo, vi chiedo un momento di riflessione. Purtroppo dobbiamo sapere che fra alcuni degli "industriali della guerra" ci sono anche degli italiani che hanno interessi da difendere. Perché 'non chiediamo a gran voce che i nostri giovani e le nostre tasse non vengano invece investiti per far ripartire la nostra economia, per aiutare le nostre famiglie e per sentirci sicuri a casa nostra?
GIULIA MACCHI
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