La spending
review inizia a colpire anche i Palazzi Romani, non i deputati o i senatori, ma
i dipendenti dei due rami del Parlamento. Gli Uffici di Presidenza riuniti in
contemporanea hanno infatti deciso di fissare come tetto massimo relativo ai
Consiglieri Parlamentari, 240mila euro all’anno al netto della contribuzione
previdenziale (l’8,8% della retribuzione).
Dal governo sottolineano però che verranno mantenuti « inalterati
i rapporti retributivi oggi esistenti tra le varie professionalità» e che al
momento però la soglia delle categorie diverse da quella dei Consiglieri non è
stata ancora fissata in quanto deve essere ancora discussa con le
organizzazioni sindacali.
In poche
parole se un Consigliere Parlamentare ha uno stipendio che non raggiunge il
tetto massimo potrà continuare ad alzarlo fino al limite, chi lo supera invece
subirà una riduzione straordinaria fino a raggiungere il proprio tetto di
riferimento. Questo accadrà anche per i dipendenti appena gli accordi tra
sindacati e il governo saranno siglati e anche loro quindi andranno incontro a
pesanti tagli.
Poco
soddisfatti dell’accaduto i dipendenti, che hanno a lungo protestato nei
corridoi dei Palazzi ai quali la Presidente Boldrini ha ricordato che vi è
anche un “Paese reale, che non ha più reti di protezione sociale, e anche chi
lavora dentro Montecitorio è chiamato a rendersene conto». Peccato che al
momento ad essere colpiti siano solo i dipendenti di Montecitorio e di Palazzo Madama e che invece i nostri politici continuino tranquillamente a prendersi il
loro lauto stipendio per imporci nel frattempo nuovi balzelli iniqui senza far
nulla di concreto per far ripartire la nostra economia.
Quando
inizieranno anche loro a vedere il ‘Paese reale’ e a contare come noi le
vittime di questa crisi creata ad arte che aumentano di giorno in giorno sotto
il silenzio più assordante anche dei media?
Redazione Roma
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