C’è chi cerca di smentire o
minimizzare la lettera che avrebbe dimostrato nei giorni scorsi il forte mal di
pancia che sta attanagliando il Ncd.
Peccato che uno dei 16
presunti senatori che avrebbe firmato la famosa missiva che doveva rimanere
segreta, Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia, cerca di
disinnescare la bomba spiegando: «Siamo allinizio di una campagna elettorale
decisiva per Ncd, possiamo e dobbiamo essere uniti e forti, il dibattito
interno serve per rafforzare il partito, non per indebolirlo», non negando però
che «Anche in questi giorni si è discusso molto, almeno nel gruppo Ncd del
Senato, sul modo di migliorare la partecipazione di tutti alle decisioni del
partito, di affrontare i numerosi problemi che esistono con scelte condivise, a
partire dalla composizione delle liste elettorali».
In poche parole il riassunto
di quelli che erano i problemi che erano stati sottolineati nella famosa lettera
che doveva rimanere top secret, come se non bastasse, sempre a microfoni spenti
e in pieno anonimato c’è anche chi tra i 16 Senatori dissidenti denuncia che
nel partito «viene deciso tutto da tre o quattro in gran segreto”, lamentando
di essersene andati via da altri partiti “perché non se non eri nel cerchio
magico non sapevi mai nulla e ci avevano garantito maggiore collegialità, più
democrazia”, peccato che poi nei fatti per i dissidenti non sia stato così.
Per tanti il problema è che a
comandare ora nel Ncd sarebbe il clan dei siciliani legati ad Alfano e quello
dei calabresi legato a Scopelliti e così si spiegherebbero parecchie nomine in
Cda, ruoli governativi e per finire le posizioni nelle elezioni europee. E come
se non bastasse ci sono anche coloro che in pensione nel Pdl-Forza Italia, chiunque si trovasse
lì in minoranza, ha preso su armi e bagagli ed è venuto verso il lido del Ncd.
Purtroppo
però in questo modo, secondo la sintesi di molti dissidenti ora non c’è più
posto per i primi esponenti del Ncd ormai scalzati dai vari Scopelliti e
siciliani.
G.M.
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