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giovedì 22 gennaio 2015

Più Politica - Euro: Aveva ragione la Lega di Bossi



Euro: aveva ragione la Lega di Bossi

Tanti dei nostri lettori sapranno che la nostra Direttrice, Giulia Macchi, per anni ha lavorato in Parlamento e ha collaborato a fianco di molti politici, in particolare appartenenti al Movimento della Lega Nord Padania. Durante il suo lungo excursus ha avuto modo di conoscere Ministri e non solo e proprio in virtù di ciò ha avuto la fortuna anche di intervistare più volte l'On Giancarlo Pagliarini, che nel 1994 è stato Ministro del Bilancio e della Programmazione Economica durante il primo Governo Berlusconi.

Proprio con l'Onorevole Pagliarini abbiamo deciso di affrontare alcune problematiche economiche che si è cercato negli anni di risolvere ma che in molti a Roma hanno voluto affossare. Giunge un tempo però nel quale ormai diventa impossibile negare la bontà di quelle idee che decenni fa erano state 'Bollate' come pura fantasia ed inutili....




Il segretario sembra voler archiviare l'intera stagione secessionista. Ma, dalla "separazione consensuale" per salvare l'economia di Nord e Sud all'idea della doppia valuta, fu una stagione di spunti attualissimi. Più di certo nazionalismo d'oggi...di Giancarlo Pagliarini

Leggo sul Corriere della Sera di Sabato 20 dicembre 2014 questa dichiarazione di Giorgia Meloni: «Se Salvini fa sul serio e sancisce la fine dell’errore secessionista, siamo pronti a dare il nostro contributo». Non mi sogno di ficcare il naso nelle decisioni di Fratelli d’Italia, della Lega Nord e dei loro leaders, però quel “fine dell’errore secessionista” a mio giudizio Salvini avrebbe potuto commentarlo. Vedo che non lo fa. Non avrà tempo oppure avrà le sue buone ragioni,comunque adesso lo commento io.

L’idea era nata anche dalla teoria delle “aree valutarie ottimali”: in Lega negli anni 90 ne avevamo parlato molto, soprattutto nelle riunioni di Villa Riva Berni a Bagnolo San Vito, a due passi da Mantova. Quella era stata una stagione creativa: eravamo in tanti e si lavorava duro. Si parlava di costituzione e di federalismo, si facevano conti, proiezioni, progetti. E si organizzavano giornate di studio: indimenticabile quella su uno dei capolavori di Kenichi Ohmae pubblicato in Italia da Baldini & Castoldi nel 1995: “La fine dello Stato-nazione. L’emergere delle economie regionali”. 
Dicevamo che i vecchi Stati-nazione, quelli responsabili delle guerre mondiali, non avevano più senso. Discutevamo dell’Europa dei popoli. Adesso, 20 anni dopo, vedo che si dice anche a Bruxelles che «l’Unione europea deve ripensare se stessa, e dovrà riorganizzarsi al di là dei confini dei vecchi Stati-nazione, nel segno dell’organicità e dell’omogeneità». 

Questo è il futuro. Purtroppo mi pare che a Roma Governo, maggioranza e opposizione ne parlino poco o niente. Non,è nel loro dna, ed è un vero peccato. Questi ragionamenti purtroppo li sento fare solo da Piero Bassetti, da Stefano Bruno Galli e da pochissimi altri. 

Torniamo alla “Lega di una volta”. In un’area geografica era (ed è) razionale adottare una moneta unica in presenza di due condizioni:

1) economie relativamente omogenee, e

2) mobilità interna.

L’economia del Mezzogiorno non era assolutamente omogenea con l’economia delle Regioni del Nord, e la mobilità interna era in una sola direzione. La lira era una moneta forte che stava “uccidendo” il Mezzogiorno e l’Euro, dicevamo nelle riunioni di Villa Riva Berni, sarà una moneta forte, insostenibile per il Mezzogiorno. Aderire uniti alla moneta unica sarebbe stato un disastro.

Vedi l’articolo “Uniti in Europa? Una sciagura” su La Padania del 21 Ottobre 1997. La situazione era irrazionale ed era agevole prevedere che sarebbe stato sempre peggio. Per pagare gli interessi passivi, per mantenere i trasferimenti di solidarietà, e non potendo (per fortuna!) massacrare i cittadini con la tassa dell’inflazione, con l’Euro la pressione fiscale sarebbe aumentata.

In un mercato unico e con una moneta comune le imprese del Nord avrebbero investito meno dei loro concorrenti ed avrebbero avuto una pressione fiscale più alta: dunque sarebbero state sempre meno competitive, e l’economia del Mezzogiorno non si sarebbe comunque sviluppata. Anzi!

Conclusione: l’unica soluzione era il trattato di separazione consensuale. Il Nord sarebbe entrata subito nell’Unione Monetaria mentre il Mezzogiorno, che non era competitivo e che nell’Unione Monetaria sarebbe stato stritolato, restava provvisoriamente fuori, con questi risultati immediati: 

1) le imprese delle Regioni del Nord avrebbero potuto fare investimenti in settori “capital intensive” per tutelare la loro competitività. 

2) con la droga delle svalutazioni competitive il Mezzogiorno sarebbe stato enormemente facilitato per attirare capitali e turismo.

Ed esportare. E generare lavoro. Insomma si trattava di dare la necessaria sveglia all’economia delle regioni del Mezzogiorno.

Questo in sintesi. Maggiori dettagli, per chi è interessato, li trovate nei lavori parlamentari. In particolare a) nella relazione di minoranza al DPEF per gli anni 1997 – 1999 presentata alla presidenza della Camera dei Deputati il 28 Giugno 1996 e b) nella relazione di minoranza alla nota di aggiornamento al DPEF presentata il 2 Ottobre 1996. Ecco i titoli di qualche paragrafo di quella relazione: “L’Unione Europea e gli egoismi delle Nazioni”, “La fine degli Stati-Nazione”, “E’ necessarie la separazione consensuale”, “Per aiutare il Mezzogiorno”, eccetera.

Erano assurde fantasie di quella Lega e di Umberto Bossi? Mah...vediamo cosa si dice e cosa si scrive vent’anni dopo:

1) Nella rivista “Intervento nella società” l’on Stefano Fassina (Pd) conclude un suo articolo del Settembre 2014 con queste parole: «...dobbiamo preparare un piano B per una separazione consensuale della nostra insostenibile area valutaria». Ma queste sono esattamente le conclusioni della Lega degli anni 90: anche la Lega proponeva una separazione consensuale perché la situazione dell’area valutaria della Lira era irrazionale e con l’euro sarebbe peggiorata.

2) Il 27 Giugno 2012 Geminello Alvi scrive su Panorama: «Ed è chiaro a ogni persona sensata che il ritorno alla lira avrebbe una qualche sensatezza. Anzi, direi che, essendoci costretti, forse più consigliabile sarebbe persino tornare a due lire diverse, una per il Sud Italia e un’altra per il resto della nazione». Due monete: proprio quello che Bossi ha detto in migliaia di comizi, con l’unica differenza della parola “nazione”: qui, come al solito, Avi è geniale: noi non eravamo riusciti ad immaginare due monete dentro una sola Nazione. Avevamo pensato che per avere due monete sarebbe stato necessario dividere la Repubblica italiana in due Stati. 

E ancora:

3) Il 9 Maggio 2010 il Sole 24 Ore pubblica uno straordinario articolo di Luigi Zingales. Il titolo e il sottotitolo dicono già tutto: «È un matrimonio valutario non riuscito. L’integrazione non è decollata. I paesi nordici hanno bisogno di prezzi controllati, quelli mediterranei di inflazione. Due euro? Meglio che uno. Una moneta per il Nord e una per il Sud salverebbero l’Europa». Con la proposta di separazione consensuale la Lega diceva esattamente che una moneta per la Padania e una diversa moneta per il Mezzogiorno avrebbero salvato dal declino la nostra area geografica.

All’inizio del 1996 Giuseppe Turani aveva pubblicato un libro molto critico verso la Lega Nord. Titolo “I sogni del grande Nord”. Editore il Mulino. 
A pagina 114 Turani commentava così la nostra proposta di separazione consensuale :

«...il Sud potrebbe risorgere a nuova vita. È chiaro infatti che in caso di creazione di due monete, se quella del Nord si rivaluta fortemente, quella del Sud scende, precipita, si svaluta in modo spaventoso. Ma a questo punto il Sud si trova in condizioni fantastiche per cominciare a esportare. Anche gli imprenditori del Nord possono trovare conveniente far produrre le loro merci nel Sud, dove pagano in moneta svalutatissima. Insomma, il Sud si trasforma per incanto in una sorta di Tigre del Mediterraneo, la sua economia comincia a crescere a ritmi spaventosi mentre l’economia del Nord si affloscia ed entra in una crisi mortale».

Dunque è il caso di ricordare a Giorgia Meloni e a tantissimi altri che per difendere la cultura dei “sacri e inviolabili confini” e non commettere «l’errore secessionista» abbiamo perso l’opportunità di cominciare a far crescere l’economia del Mezzogiorno ed abbiamo condannato il Nord a perdere competitività e posti di lavoro.


Chiudo ricordando che nel Febbraio 2014 Claudio Borghi ha scritto un manuale intitolato “Basta Euro. Come uscire dall’incubo. 31 domande, 31 risposte. La verità che nessuno ti dice”. Il responsabile economico della Lega Nord scrive: «Per questo motivo, una volta riconquistata la nostra sovranità monetaria, se si volesse affrontare davvero il problema delle differenze tra Nord e Sud bisognerebbe magari pensare a due monete diverse. Il Sud diventerebbe competitivo e potrebbe creare lavoro vero, non falsi lavori pubblici. Il Nord avrebbe più difficoltà ad esportare rispetto a quando c’era la Lira ma non ci sarebbe più bisogno di trasferimenti e le tasse potrebbero calare». 

Ma questa è esattamente la proposta di separazione consensuale che la Lega proponeva 20 anni fa.

Giancarlo Pagliarini

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