Nuova condanna per l'Italia da parte della Corte europea dei diritti umani nella quale si legge che lo Stato italiano dovrà risarcire più di 350 cittadini infettati da vari virus (Aids, epatite B e C) avvenute a causa di trasfusioni di sangue che hanno effettuato durante cicli di cure o operazioni.
Il conto che dovrà pagare lo Stato secondo le prime stime supera i 10 milioni di euro.
Le motivazioni per le quali si sono rivolti i danneggiati alla Corte di Strasburgo sono molte: alcuni accusano lo Stato italiano di aver violato i loro diritti introducendo nel 2012 dei criteri che gli impedivano di essere risarciti, altri sostenendo che le procedure d'indennizzo sarebbero durate troppo a lungo, in media oltre i sette anni ed infine altri ricorrenti hanno lamentano il fatto che non è stata data esecuzione a sentenze in loro favore.
La Corte di Strasburgo ha quindi accolto oggi complessivamente 371 ricorsi tenendo conto del diritto all’indennizzo amministrativo, previsto dalla legge, dato il nesso di causalità dimostrato in vari processi civili contro il ministro della Salute tra la trasfusione di sangue infetto e la contaminazione delle persone.
Le vittime in verità sono molte di più e secondo i dati dell'Associazione politrasfusi, tra l'85 e il 2008, sono state 2.605 le vittime di trasfusioni con plasma infetto ed emoderivati mentre sono 66mila le richieste di risarcimento giunte dai pazienti al ministero della Salute.
Redazione
La Corte di Strasburgo ha quindi accolto oggi complessivamente 371 ricorsi tenendo conto del diritto all’indennizzo amministrativo, previsto dalla legge, dato il nesso di causalità dimostrato in vari processi civili contro il ministro della Salute tra la trasfusione di sangue infetto e la contaminazione delle persone.
Le vittime in verità sono molte di più e secondo i dati dell'Associazione politrasfusi, tra l'85 e il 2008, sono state 2.605 le vittime di trasfusioni con plasma infetto ed emoderivati mentre sono 66mila le richieste di risarcimento giunte dai pazienti al ministero della Salute.
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