Come sottolineato in
precedenza in questa serie di articoli, il maggior problema nella “vista
remota” non è tanto l’abilità di causare sensazioni o immagini da un altro
luogo, ma piuttosto l’abbondanza di impressioni che può fluire verso l’interno,
rendendo difficile differenziare tra “fatti e finzione”.
Sorge la domanda: come
sappiamo in primo luogo come riconoscere la realtà?
Può arrivare come uno
shock, ma nell’intera storia conosciuta del genere umano non c’è stata alcuna
risposta a questa alquanto innocente, anche se molto fondamentale domanda!
Ancor peggio: più uno sta cercando di accettare come “realmente” riconoscere la
“realtà”, più elude il pensiero razionale.
Di sicuro c’è una gran
quantità di definizioni della “realtà”. Una definizione, il modello di universi
individuali sovrapposti, è stata presentata in precedenza. Tuttavia, la maggior
parte delle definizioni sono assai limitate, se si cerca di farne un uso
pratico.
Al vertice di questo dilemma ce n’è un altro; anche
se questa realtà potesse essere percepita da due diversi osservatori in un modo
identico, la comprensione soggettiva, basata sul successivo processo di astrazione di questa “realtà”, sarebbe
differente per ciascun osservatore.
Le astrazioni si basano
sull’ambiente socio-culturale a cui un osservatore è abituato. Un selvaggio che
non ha mai visto una “sedia” nella sua vita può difficilmente fare l’astrazione
“sedia” quando ne vede una. Perciò, più uno guarda da vicino, più diventa
progressivamente difficile stabilire qualsiasi
terreno comune per differenti osservatori.
Ora, nella “vista remota”
ci si aspetta che due o più osservatori arrivino a un’identica (o estremamente
simile) “astrazione”. Questo significa che ci si aspetta un risultato che è di
già vicino all’impossibile da raggiungersi quando gli osservatori non sono remoti. Forse potrebbe essere
completamente più accurato etichettare invece la “vista remota” come
“astrazioni su eventi distanti”.
Tutto ciò vuol dire che
non importa che la “realtà” esista o meno e non importa come essa in ultimo
manifesti se stessa, appare anche essere impossibile determinare con certezza
se un’osservazione sia veramente basata su una “realtà oggettiva” che viene
condivisa con altri o se essa esista soltanto nella mente di uno (e solo uno!) osservatore.
Se si dovesse cercare di verificare un’osservazione con un altro osservatore,
la “realtà” osservata potrebbe molto bene esistere solo per i due coinvolti e
per nessun altro.
La stessa cosa è vera per
fonti d’informazione canalizzate e ottenute attraverso i tunnel precedentemente
trattati: non c’è alcuna garanzia che l’informazione sia “vera” per nessun
altro all'infuori dell’Entità che fornisce l’informazione e del ricevente
questa informazione.
Per la maggioranza degli Umani
queste questioni problematiche non hanno per nulla alcuna rilevanza. Sono così
fermamente radicati nel loro ambiente immediato da sembrare incapaci di
concepire nessun pensiero che potrebbe probabilmente mettere in dubbio il loro
scenario mentale fisso. Perciò diventano schiavi di costrutti mentali che loro
percepiscono come “propri” anche se questi costrutti sono per lo più
impressioni derivanti dal prefabbricato mondo dei mass-media.
Il seguente, estremamente
potente esercizio fa fare molta strada verso l’ottenimento di una migliore
comprensione di come la propria mente stia percependo la “realtà”. Deriva dalla
tecnica della “verifica strumentale” che viene praticata dai piloti d’aerei in
“volo strumentale” (IFR) ed è la vera procedura di vista remota suggerita qui
nella serie del “Filo Diretto con la
Percezione Remota”:
Esercizio #7a (Vista Remota):
0. Pensa almeno a 2 luoghi
remoti che vuoi osservare.
1. Guardati
intorno ovunque accada che il tuo corpo si trovi in questo preciso istante.
Fai questo velocemente e
fermati immediatamente quando hai ogni nuova o confermata informazione sul
luogo.
2. Ora fai
la stessa cosa col primo dei due luoghi remoti.
3. E poi
fallo con il secondo.
4. Torna
nuovamente al Passo #1 e vai in cerchio attraverso la vista a “scannerizzazione”.
Per i piloti in volo
strumentale questa procedura è vitale. E’ l’abilità di sopravvivenza
fondamentale per volare in ogni condizione di tempo che non sia “strettamente
pulito”.
Guardare solo uno
strumento porterebbe molto velocemente in un effetto ipnotico il pilota che perderebbe
il controllo dell’aereo entro un tempo incredibilmente breve.
In un certo senso questo è
esattamente quel che accade a un Essere
che è fissato su un singolo corpo: diventa paralizzato dopo poco tempo che guarda
un singolo oggetto (il corpo umano), dopo di ciò perde velocemente il controllo
e poi cerca di supercontrollare anche se ha già perso l’orientamento e non sa
dove sta andando.
L’Essere è poi incline ad
aggrapparsi al corpo proprio come un pilota spesso inizia a tenere la cloche a
mani serrate. Tra i piloti ciò è temuto e conosciuto come la “presa della
morte” o le “nocche bianche”. Se non risolto in tempo, il risultato sarà un
sicuro tuffo nel disastro.
Alla fine, una caduta immediato
è rara tra gli Umani così come per gli aerei. Più comunemente, si entrerà in un
“avvitamento”. Un avvitamento è ironicamente l’unica condizione “stabile” per
un aereo eccetto quando sta atterrando: tutte le forze sono in equilibrio.
Questo è l’esatto perché è così difficile riprendersi da un avvitamento.
Mentre un aeroplano sta
avvitandosi verso la terra in secondi o minuti, un Essere può avere molte vite.
Abbastanza tempo, si potrebbe pensare, per interrompere l’avvitamento. Ma il
tempo non è così importante nel rompere l’avvitamento, eccetto quando si sta
già arrivando veramente vicino al terreno.
Ci si dovrebbe impegnare al
“timone opposto” con tutte le forze per mantenerlo là fino a che l’avvitamento
arriva a fermarsi. (E non si dovrebbe mai dimenticare di lasciar andare il
timone quando accade ciò, altrimenti si darebbe inizio a un altro avvitamento
nella direzione opposta).
Ma, tornando all’esercizio
… Cosa rende le percezioni di ambienti vicini e lontani differenti una
dall’altra? Alcuni indicatori sono di già stati presentati in questa serie,
specialmente il paradosso della continuità degli eventi che stanno, tuttavia,
costantemente cambiando. La mente umana può cambiare un’illusione che non è
stata condivisa con altri Esseri. Può fare così senza preoccupazioni e senza alcuna
restrizione:
Può far diventare un elefante rosa e una faccia umana verde
senza alcuna transizione temporale o spaziale. E, allo stesso tempo, può
falsamente insistere che qualcosa non cambi mai nel tempo, anche se questo
sarebbe chiaramente impossibile.
Nella “realtà” le cose
cambiano a una certa velocità; perciò tutti gli oggetti che fanno parte di un
avvenimento avranno una certa quantità di inerzia.
Gli indicatori da
osservare durante la “scannerizzazione della percezione remota” perciò sono:
- Cosa c’è di differente nell’immagine comparata alla
precedente scannerizzazione?
- Cosa nell’immagine è rimasta uguale?
- Possono delle submodalità (come colore, peso, velocità,
etc.) venir cambiate permanentemente nell’immagine? (Questo sarebbe un
indicatore di un costrutto mentale isolato).
- Gli eventi prendono un corso autonomamente e in un modo
che potrebbe non venir previsto? (Questo sarebbe un indicatore di una
realtà condivisa).
La lista di verifica degli
indicatori dovrebbe venir espansa dal lettore in accordo con le sue preferenze
personali, nessuno “funziona” esattamente come qualcun altro.
Questo ora conclude la
miniserie “Filo Diretto con la
Percezione Remota”, scritta per i lettori del Magazine Più News.
Maggiori informazioni su questo soggetto possono
essere trovati nel libro online “PNOHTEFTU – Il Piccolo Taccuino Porpora Su
Come Fuggire Da Questo Universo” su http://transmillennium.net/pnohteftu/.
Questo sito contiene anche un elenco di siti web di pensatori contemporanei e
pensatori che si sono impegnati in ricerche simili.
Anche se lontano
dall’essere completa o esaustiva, questa miniserie tuttavia contiene i sommari
dei principali elementi e considerazioni riguardanti questo soggetto. Se c’è un
punto che potesse riassumere questo sommario, sarebbe la realizzazione che la
percezione “remota” è solo un caso speciale della percezione su vasta scala.
Non può essere vista isolata dalle già esistenti facoltà di percezione che
stanno avendo luogo: in senso stretto, poiché in primo luogo non c’è nessuna
percezione genuinamente IMMEDIATA, OGNI percezione potrebbe venir chiamata
percezione REMOTA.
Il punto di partenza per
la percezione remota è perciò necessariamente il miglioramento delle percezioni
dell’ambiente in cui il corpo umano è attualmente posto. E, anche più
importante: la percezione dello stesso processo di percezione.
Una volta che questo
processo di percezione è stato riconosciuto come tale, il concetto di
percezione “remota” diventa proprio una condizione collaterale, precisamente la
distanza del proprio attuale corpo da un evento che è da osservarsi.
Più importante di tutto:
imparare a percepire i processi di percezione è il passo fondamentale per
riottenere la propria libertà individuale dalla prigione di costrutti mentali,
auto-costruita.
Ora, quando le barriere
della mente individuale stanno iniziando a crollare, accade qualcos’altro, sia
meraviglioso che spaventoso, e spesso inaspettato: le barriere che apparivano
per separarci da tutti gli altri Esseri viventi che condividono questo
eccezionale posto con noi, stanno crollando alla stessa velocità in cui i
nostri limiti esterni si stanno dissolvendo.
Con l’aumentare
dell’abilità della “Percezione Remota” arriva perciò una responsabilità a cui
sembra impossibile sfuggire:
- Senza barriere di tempo e spazio, non si è solo esposti
agli aspetti degli eventi curiosi, deliziosi, o affascinanti in luoghi
distanti, ma si deve anche imparare a condividere la paura, la disperazione,
la solitudine e il dolore degli altri Esseri.
In un tempo in cui tutti
parlano facilmente di pace globale e di progresso, o anche della sopravvivenza
della razza umana, si dovrebbe tuttavia sollevare e rispondere onestamente a
questa questione:
“Può il genere umano come intero diventare veramente libero senza
che, tanto per cominciare, i suoi propri membri, gli esseri umani individuali,
non siano liberi, felici e sicuri nei loro propri cuori e menti?”
E’ il riconoscimento
dell’autore che questo mondo (e ogni
possibile mondo per questa materia) non possa mai essere cambiato in un posto
migliore per mezzo di pistole, droghe, economie o politiche. Ogni vero
cambiamento deve iniziare col liberare per prima cosa la propria mente e cuore.
Nello spirito di questo
pensiero, sono state scritte queste note sul “Filo Diretto con la Percezione Remota”.
Possano Tutti Gli Esseri Essere Felici, Sicuri e Liberi!
Estratto degli studi di Maximilian
J. Sandor, Ph.D. a Tujunga, California, sul pianeta Terra del Sistema Solare,
da qualche parte nelle frange esterne della galassia conosciuta come Via Lattea.
MyriamDrako
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