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giovedì 20 novembre 2014

Anima e Dintorni - Vista Remota - Settima Parte - L’abbondanza di impressioni

L'abbondanza di impressioni
Come sottolineato in precedenza in questa serie di articoli, il maggior problema nella “vista remota” non è tanto l’abilità di causare sensazioni o immagini da un altro luogo, ma piuttosto l’abbondanza di impressioni che può fluire verso l’interno, rendendo difficile differenziare tra “fatti e finzione”.
Sorge la domanda: come sappiamo in primo luogo come riconoscere la realtà?
Può arrivare come uno shock, ma nell’intera storia conosciuta del genere umano non c’è stata alcuna risposta a questa alquanto innocente, anche se molto fondamentale domanda! Ancor peggio: più uno sta cercando di accettare come “realmente” riconoscere la “realtà”, più elude il pensiero razionale.
Di sicuro c’è una gran quantità di definizioni della “realtà”. Una definizione, il modello di universi individuali sovrapposti, è stata presentata in precedenza. Tuttavia, la maggior parte delle definizioni sono assai limitate, se si cerca di farne un uso pratico.
 Al vertice di questo dilemma ce n’è un altro; anche se questa realtà potesse essere percepita da due diversi osservatori in un modo identico, la comprensione soggettiva, basata sul successivo processo di astrazione di questa “realtà”, sarebbe differente per ciascun osservatore.
Le astrazioni si basano sull’ambiente socio-culturale a cui un osservatore è abituato. Un selvaggio che non ha mai visto una “sedia” nella sua vita può difficilmente fare l’astrazione “sedia” quando ne vede una. Perciò, più uno guarda da vicino, più diventa progressivamente difficile stabilire qualsiasi terreno comune per differenti osservatori.
Ora, nella “vista remota” ci si aspetta che due o più osservatori arrivino a un’identica (o estremamente simile) “astrazione”. Questo significa che ci si aspetta un risultato che è di già vicino all’impossibile da raggiungersi quando gli osservatori non sono remoti. Forse potrebbe essere completamente più accurato etichettare invece la “vista remota” come “astrazioni su eventi distanti”.
Tutto ciò vuol dire che non importa che la “realtà” esista o meno e non importa come essa in ultimo manifesti se stessa, appare anche essere impossibile determinare con certezza se un’osservazione sia veramente basata su una “realtà oggettiva” che viene condivisa con altri o se essa esista soltanto nella mente di uno (e solo uno!) osservatore. Se si dovesse cercare di verificare un’osservazione con un altro osservatore, la “realtà” osservata potrebbe molto bene esistere solo per i due coinvolti e per nessun altro.
La stessa cosa è vera per fonti d’informazione canalizzate e ottenute attraverso i tunnel precedentemente trattati: non c’è alcuna garanzia che l’informazione sia “vera” per nessun altro all'infuori dell’Entità che fornisce l’informazione e del ricevente questa informazione.
Per la maggioranza degli Umani queste questioni problematiche non hanno per nulla alcuna rilevanza. Sono così fermamente radicati nel loro ambiente immediato da sembrare incapaci di concepire nessun pensiero che potrebbe probabilmente mettere in dubbio il loro scenario mentale fisso. Perciò diventano schiavi di costrutti mentali che loro percepiscono come “propri” anche se questi costrutti sono per lo più impressioni derivanti dal prefabbricato mondo dei mass-media.
Il seguente, estremamente potente esercizio fa fare molta strada verso l’ottenimento di una migliore comprensione di come la propria mente stia percependo la “realtà”. Deriva dalla tecnica della “verifica strumentale” che viene praticata dai piloti d’aerei in “volo strumentale” (IFR) ed è la vera procedura di vista remota suggerita qui nella serie del “Filo Diretto con la Percezione Remota”:

Esercizio #7a (Vista Remota):
0. Pensa almeno a 2 luoghi remoti che vuoi osservare.
1. Guardati intorno ovunque accada che il tuo corpo si trovi in questo preciso istante.
Fai questo velocemente e fermati immediatamente quando hai ogni nuova o confermata informazione sul luogo.
2. Ora fai la stessa cosa col primo dei due luoghi remoti.
3. E poi fallo con il secondo.
4. Torna nuovamente al Passo #1 e vai in cerchio attraverso la vista a “scannerizzazione”.
Per i piloti in volo strumentale questa procedura è vitale. E’ l’abilità di sopravvivenza fondamentale per volare in ogni condizione di tempo che non sia “strettamente pulito”.
Guardare solo uno strumento porterebbe molto velocemente in un effetto ipnotico il pilota che perderebbe il controllo dell’aereo entro un tempo incredibilmente breve.
In un certo senso questo è esattamente quel che accade a un Essere che è fissato su un singolo corpo: diventa paralizzato dopo poco tempo che guarda un singolo oggetto (il corpo umano), dopo di ciò perde velocemente il controllo e poi cerca di supercontrollare anche se ha già perso l’orientamento e non sa dove sta andando.
L’Essere è poi incline ad aggrapparsi al corpo proprio come un pilota spesso inizia a tenere la cloche a mani serrate. Tra i piloti ciò è temuto e conosciuto come la “presa della morte” o le “nocche bianche”. Se non risolto in tempo, il risultato sarà un sicuro tuffo nel disastro.
Alla fine, una caduta immediato è rara tra gli Umani così come per gli aerei. Più comunemente, si entrerà in un “avvitamento”. Un avvitamento è ironicamente l’unica condizione “stabile” per un aereo eccetto quando sta atterrando: tutte le forze sono in equilibrio. Questo è l’esatto perché è così difficile riprendersi da un avvitamento.
Mentre un aeroplano sta avvitandosi verso la terra in secondi o minuti, un Essere può avere molte vite. Abbastanza tempo, si potrebbe pensare, per interrompere l’avvitamento. Ma il tempo non è così importante nel rompere l’avvitamento, eccetto quando si sta già arrivando veramente vicino al terreno.
Ci si dovrebbe impegnare al “timone opposto” con tutte le forze per mantenerlo là fino a che l’avvitamento arriva a fermarsi. (E non si dovrebbe mai dimenticare di lasciar andare il timone quando accade ciò, altrimenti si darebbe inizio a un altro avvitamento nella direzione opposta).
Ma, tornando all’esercizio … Cosa rende le percezioni di ambienti vicini e lontani differenti una dall’altra? Alcuni indicatori sono di già stati presentati in questa serie, specialmente il paradosso della continuità degli eventi che stanno, tuttavia, costantemente cambiando. La mente umana può cambiare un’illusione che non è stata condivisa con altri Esseri. Può fare così senza preoccupazioni e senza alcuna restrizione:
Può far diventare un elefante rosa e una faccia umana verde senza alcuna transizione temporale o spaziale. E, allo stesso tempo, può falsamente insistere che qualcosa non cambi mai nel tempo, anche se questo sarebbe chiaramente impossibile.
Nella “realtà” le cose cambiano a una certa velocità; perciò tutti gli oggetti che fanno parte di un avvenimento avranno una certa quantità di inerzia.
Gli indicatori da osservare durante la “scannerizzazione della percezione remota” perciò sono:
  • Cosa c’è di differente nell’immagine comparata alla precedente scannerizzazione?
  • Cosa nell’immagine è rimasta uguale?
  • Possono delle submodalità (come colore, peso, velocità, etc.) venir cambiate permanentemente nell’immagine? (Questo sarebbe un indicatore di un costrutto mentale isolato).
  • Gli eventi prendono un corso autonomamente e in un modo che potrebbe non venir previsto? (Questo sarebbe un indicatore di una realtà condivisa).
La lista di verifica degli indicatori dovrebbe venir espansa dal lettore in accordo con le sue preferenze personali, nessuno “funziona” esattamente come qualcun altro.
Questo ora conclude la miniserie “Filo Diretto con la Percezione Remota”, scritta per i lettori del Magazine Più News
Maggiori informazioni su questo soggetto possono essere trovati nel libro online “PNOHTEFTU – Il Piccolo Taccuino Porpora Su Come Fuggire Da Questo Universo” su http://transmillennium.net/pnohteftu/. Questo sito contiene anche un elenco di siti web di pensatori contemporanei e pensatori che si sono impegnati in ricerche simili.
Anche se lontano dall’essere completa o esaustiva, questa miniserie tuttavia contiene i sommari dei principali elementi e considerazioni riguardanti questo soggetto. Se c’è un punto che potesse riassumere questo sommario, sarebbe la realizzazione che la percezione “remota” è solo un caso speciale della percezione su vasta scala. Non può essere vista isolata dalle già esistenti facoltà di percezione che stanno avendo luogo: in senso stretto, poiché in primo luogo non c’è nessuna percezione genuinamente IMMEDIATA, OGNI percezione potrebbe venir chiamata percezione REMOTA.
Il punto di partenza per la percezione remota è perciò necessariamente il miglioramento delle percezioni dell’ambiente in cui il corpo umano è attualmente posto. E, anche più importante: la percezione dello stesso processo di percezione.
Una volta che questo processo di percezione è stato riconosciuto come tale, il concetto di percezione “remota” diventa proprio una condizione collaterale, precisamente la distanza del proprio attuale corpo da un evento che è da osservarsi.
Più importante di tutto: imparare a percepire i processi di percezione è il passo fondamentale per riottenere la propria libertà individuale dalla prigione di costrutti mentali, auto-costruita.
Ora, quando le barriere della mente individuale stanno iniziando a crollare, accade qualcos’altro, sia meraviglioso che spaventoso, e spesso inaspettato: le barriere che apparivano per separarci da tutti gli altri Esseri viventi che condividono questo eccezionale posto con noi, stanno crollando alla stessa velocità in cui i nostri limiti esterni si stanno dissolvendo.
Con l’aumentare dell’abilità della “Percezione Remota” arriva perciò una responsabilità a cui sembra impossibile sfuggire:
  • Senza barriere di tempo e spazio, non si è solo esposti agli aspetti degli eventi curiosi, deliziosi, o affascinanti in luoghi distanti, ma si deve anche imparare a condividere la paura, la disperazione, la solitudine e il dolore degli altri Esseri.
In un tempo in cui tutti parlano facilmente di pace globale e di progresso, o anche della sopravvivenza della razza umana, si dovrebbe tuttavia sollevare e rispondere onestamente a questa questione:
“Può il genere umano come intero diventare veramente libero senza che, tanto per cominciare, i suoi propri membri, gli esseri umani individuali, non siano liberi, felici e sicuri nei loro propri cuori e menti?”
E’ il riconoscimento dell’autore che questo mondo (e ogni possibile mondo per questa materia) non possa mai essere cambiato in un posto migliore per mezzo di pistole, droghe, economie o politiche. Ogni vero cambiamento deve iniziare col liberare per prima cosa la propria mente e cuore.
Nello spirito di questo pensiero, sono state scritte queste note sul “Filo Diretto con la Percezione Remota”.
Possano Tutti Gli Esseri Essere Felici, Sicuri e Liberi!
Estratto degli studi di Maximilian J. Sandor, Ph.D. a Tujunga, California, sul pianeta Terra del Sistema Solare, da qualche parte nelle frange esterne della galassia conosciuta come Via Lattea.




MyriamDrako

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