La dittatura di Renzi al Nazareno inizia
sempre più ad essere indigesta e rischia di portare ad una vera e propria lotta
intestina che rischia di portare le sue conseguenze anche all'interno dello
stesso governo.
La bomba in casa Pd è scoppiata dopo l’epurazione
di Corradino Mineo, che non è più tra i membri del Pd in commissione
Affari costituzionali del Senato, a causa di una sua grande colpa: non essere
in accordo col pensiero di Renzi. La pietra dello scandalo sarebbero state le
dichiarazioni di dissenso e di critica nei confronti delle riforme
istituzionali di Renzi in particolar modo quella sul Senato. E se a decidere la
sua esclusione si dice sia stato a larga maggioranza l'ufficio di presidenza
del gruppo, certo è che in queste ore l’insurrezione la fa da padrone in via
Nazareno.
Se il buon giorno si vede dal mattino,
quella appena trascorsa per Renzi deve essere stata pessima, considerando che
proprio in mattinata, dopo lo spiacevole avvenimento accaduto a Mineo ben
tredici senatori del Partito Democratico hanno deciso di auto-sospendersi dal
gruppo a Palazzo Madama, in segno di protesta appunto contro la sostituzione di
Corradino Mineo e Vannino Chiti, non più tra i membri della commissione Affari
costituzionali.
E se si dice che i panni sporchi si
lavano in casa, questo proprio non è stato il caso del Pd che addirittura in
Aula per voce di Paolo Corsini ha chiesto in merito alla vicenda "un
necessario e urgente chiarimento prima dell'assemblea di martedì 17
giugno", sostenendo che quanto successo viola l'articolo 67 della
Costituzione e che si tratta di "un'epurazione delle idee considerate non
ortodosse".
Certo è che dopo la rivolta all’interno del Pd e la tensione salita alle
stelle a causa del mancato accordo interno su una posizione univoca per quanto
riguarda la riforma del Senato, il rischio non è solo che Renzi venga deposto
ma che con lui cada anche il governo.
G.M.

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