Stendere la Mano per Prendere
Le abilità dipendono da
una combinazione di numerosi talenti individuali.
Per esempio, non è
sufficiente conoscere le regole del traffico al fine di essere capaci di
guidare una macchina. Né è sufficiente una conoscenza della tecnologia delle
automobili per far funzionare un veicolo. Le capacità motrici di usare i freni,
il pedale dell’acceleratore e di far girare le ruote … tutto questo dev’essere
sviluppato e allo stesso modo il guidatore dovrebbe avere ulteriori abilità
come un minimo di vista, etc.
Di nuovo, è la combinazione delle varie abilità che
rende possibile il guidare una macchina.
Allo stesso modo, nella
“Percezione Remota” ci sono differenti abilità che devono essere sviluppate.
Tutte loro stanno coltivando una consapevolezza superiore della Vita, dell’Universo
e di Ogni Cosa, rendendole di valore molto oltre lo scopo di girare per la
campagna a volontà, senza muovere un corpo da un posto all’altro.
Le prime tre parti di
questa serie hanno introdotto esercizi come il diramarsi in multipli e distanti
punti di vista usando il paradigma dello specchio come strumento, usando differenti
parti del corpo come recettori sensoriali e sfrecciare nel microcosmo.
Ciascuna è di suo diritto
un’abilità vitale. Insieme esse aprono la porta al “Filo Diretto con la
Percezione Remota”.
Nella Percezione Remota,
l’esperienza dell’esplorazione è di
gran lunga più importante di ogni ottenimento d’informazioni (come
"Intelligence" in senso militare). L’esperienza stessa è la
ricompensa e ogni informazione astratta è niente più che un sottoprodotto del
procedimento.
C’è una significativa
differenza tra l’esperienza immediata (qualche volta chiamata conoscenza
“estensiva”) e l’astrazione della conoscenza estensiva che risulta in una
classificazione di un oggetto.
Per dare un esempio, nella
“Ricerca nella Vista Remota” i risultati di uno dei test condotti nel passato sono
stati descritti come:
“Abbiamo avuto molte centinaia di richieste, ma solo due
persone ce l’hanno fatta ad ottenere ‘oro e alto, ma che giace su un fianco’ e
‘oro o bronzo con una parte arrotondata e una parte che spunta…’. Molti hanno descritto
l’oggetto come “metallo, duro e freddo al tatto” e “morbido all’esterno, ma
incompiuto all’interno…”.
Da un punto di vista
estensivo, i risultati descritti erano “di fatto veri” eccetto per il fatto che
rimane sconosciuto se i partecipanti hanno percepito l’oggetto nell’ufficio in
cui realmente si trovava oppure un altro oggetto simile in un luogo differente.
La normale aspettativa in
una “Ricerca nella Vista Remota” sarebbe di “indovinare” il significato
astratto di un oggetto, in questo caso una campana di ottone. Ma la valutazione
dell’informazione disponibile attraverso la vista remota per produrre un
concreto oggetto astratto è un altro ulteriore passo oltre la reale “vista”.
In seguito, un
commentatore notò che:
“…Una larga maggioranza delle persone ha indovinato cosa fosse
con, in ordine di frequenza, una roccia dalla forma strana, una tazza di caffè,
una mela e una statuina con fiori”.
La suddetta lista di cose
indovinate è una lista di astrazioni. Da un punto di vista della
"Intelligence", tali risultati, se fossero corretti, sarebbero stati
di valore. Da un punto di vista della “Vista Remota” sono meno significativi
delle descrizioni estensive dell’oggetto menzionato nel paragrafo precedente.
L’oggetto in questione era
in una scatola. Questo significa che non c’era a disposizione nessuna luce.
Entro un “genuino” set-up di Vista Remota, gli oggetti debbono essere
“illuminati” in qualche modo per dare un’espressione visiva, se si deve
ottenere una “vera” immagine estensiva.
Per differenziare tra
“vera percezione remota sperimentata” e informazione astratta di valore per
l’intelligence anche più chiara, qui c’è un altro esempio: una seduta di “Filo
Diretto con la Percezione Remota” può produrre un set di gruppi di percezioni
sperimentate soggettivamente, come un grande oggetto di forma cilindrica.
Una seduta di “FarSight”,
usando pacchetti mediati di informazioni, può arrivare a un item tipo “una
bomba”. Dovrebbe essere chiaro che “una bomba” è un’astrazione basata su una
valutazione. Un ingegnere che analizzasse il rapporto di una seduta di “Filo
Diretto” potrebbe arrivare alla stessa conclusione (che l’oggetto sarebbe “una
bomba”, per esempio), ma questo accadrebbe DOPO la seduta.
Ogni tipo di procedimento
di astrazione appartiene alla classe dei procedimenti “creativi”. Essi
causeranno la creazione di pensieri che, a turno, disturberanno
significativamente un’osservazione estensiva.
A ben vedere, se
un’immagine sensoriale di qualche genere non viene generata, il nome “Vista
Remota” non sarebbe corretto. Se viene ottenuta solo l’astrazione dell’oggetto,
sarebbe forse meglio parlare invece di “Ottenimento di Informazioni Remote”.
Il passo più difficile nel
“Filo Diretto con la Percezione Remota” è la connessione con un iniziale
distinto obiettivo remoto. Questo, cosa assai interessante, appare essere la
parte più facile nel protocollo “FarSight”. Sarebbe positivo se entrambe le
tecniche si potessero combinare.
In ogni caso, il più
grande ostacolo per entrambe è costituito dalla “creazione” dell’immagine, tramite
i pensieri creati dall’osservatore durante il procedimento o protocollo.
L’uomo “normale” sta
facendo la creazione di immagini in modo compulsivo a tale grado, che queste
immagini continuano durante la fase del sonno della persona, in quei momenti
che sono stati etichettati come “sogni”.
Spegnere la creazione
compulsiva di immagini è, perciò, un atto considerevole che, quando ha
successo, conduce direttamente alla “libertà spirituale”.
Una volta impegnata nella
vista remota, una persona può restare scioccata da quanto appaia difficile
distinguere appropriatamente tra “realtà” e costruzioni del pensiero interiore.
Ora, qual è la differenza
tra costruzioni di pensiero interiore e realtà, se ce n’è qualcuna? Un modello
che fornisce una descrizione funzionale del problema della “realtà” è il
modello dell’“Universo co-creato”.
Gli Esseri mantengono il
loro mondo personale nei loro pensieri e, al grado in cui i mondi di diversi
Esseri si sovrappongono, viene ad esistere una “realtà” oggettiva. Per decidere
se una “realtà” sia o meno veramente una realtà accettata e perciò “oggettiva”,
l’osservatore, usando questo modello come guida, dovrebbe chiedere a un certo
numero di altri osservatori se loro percepiscono o meno qualcosa di simile.
Nella prassi, questo non è
facile da farsi. Ma, fortunatamente, c’è un altro indizio sul problema della
“realtà”:
Poiché la “realtà” è formata tramite la congruenza di
osservatori contemporanei, gli eventi emergenti non possono mostrare
discontinuità.
Una spiegazione più accurata
di questo risultato del modello di “co-creazione” va oltre lo scopo di questo
capitolo. In poche parole, proprio come non piace che un alveare di api salti
da un posto all’altro, l’Universo co-creato non può modificare le proprietà
senza mostrare inerzia. Questo significa che non c’è alcun salto o intervallo
né nel tempo, né nello spazio in cui accade la “realtà”.
A scopo pratico, una volta
che è stata stabilita una connessione con un obiettivo di vista remota, ogni
improvviso cambiamento di percezione è probabilmente causata dai procedimenti
di pensiero dell’osservatore. O, da un differente angolo, ogni percezione che
persiste nel tempo o cambia solo lentamente, deve probabilmente essere una
percezione di una “realtà oggettiva”.
Mettiamo questo in funzione
esplorando un oggetto remoto come un semplice mattone.
Siediti di fronte a un elemento da giardino o a un oggetto
simile.
Immagina uno specchio che riflette il tuo corpo e l’oggetto.
Ora, offusca la tua visione (o spegnila, se puoi) e restringi
la tua consapevolezza alla dimensione di una mosca o di un’altra creatura di
simili dimensioni.
Dal tuo corpo, muoviti LENTAMENTE in una continua linea retta
verso l’oggetto e atterra sulla sua superficie.
Con un’offuscata o assente visio, esplora accuratamente la
superficie dell’oggetto, tenendo mentalmente traccia dei percorsi fatti e
ritornando ogni tanto al punto di atterraggio.
Alla fine, spostati dal punto d’atterraggio, direttamente al
tuo corpo ed espandi nuovamente la tua dimensione “naturale” di consapevolezza.
All’inizio è utile
spegnere le percezioni uditive e visive poiché sono le più probabili fonti di “dubbi”
segnali (per lo più inesistenti) derivanti dalla propria mente, che perciò
distorcono l’osservazione di quel che c’è là fuori.
Da ultimo, non importa
quanto veramente sia lontano
l’oggetto esaminato. E’ più facile iniziare con qualcosa nei dintorni per
comparare i risultati della vista remota con le “normali” percezioni.
Lo specchio degli esercizi
serve come punto di riferimento stabile attraverso tempo e spazio. Oltre ad
aiutare nell’orientamento, devia anche l’attenzione dai procedimenti mentali
interni.
Di estrema importanza è
l’abilità di spostarsi senza salti e di localizzare punti fermi in un ambiente
remoto.
Ogni movimento improvviso,
o la perdita di orientamento, farà in modo che la mente analitica aggiunga la
sua seppur non richiesta opinione e farà perciò di fatto abortire l’intera
seduta di vista remota.
Le prime esplorazioni, per
quanto possano essere eccitanti, possono produrre solo vaghe impressioni delle
proprietà dell’oggetto o dell’ambiente esaminato.
Per arrivare a risultati
più concisi e significativi, deve essere per prima cosa restaurata l’abilità di
valutare le relazioni dimensionali fondamentali di spazio e tempo.
Questo è l’argomento del
prossimo Esercizio nel “Filo Diretto con la Percezione Remota” e, come con gli
altri esercizi, anche questo condurrà ad alcune sorprendenti rivelazioni.
Fino ad allora, provate a
percepirlo in una settimana!
Myriamdrako
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