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giovedì 25 settembre 2014

Più Cronaca - Dopo Schettino in cattedra e il Capitano trasferito muore la meritocrazia

Dopo il caso del capitano Gregorio De Falco, colui che nella notte della tragedia della Concordia ordinò a Francesco Schettino:  "torni a bordo c..o" che lo vede costretto a lasciare il settore operativo della Capitaneria per essere trasferito in altri uffici, mentre Schettino sale in cattedra, proseguono i casi di uno strano Paese dove la meritocrazia sembra essere una parola dimenticata se non addirittura considerata aberrante dai nostri governanti.

Ove ci si gira, non si può non notare che in Italia i posti di prestigio e non solo, vengono ormai troppo spesso regalati a chi in fondo per raggiungerli non ha dovuto impegnarsi così tanto e forse non possiede neanche i requisiti per ottenerli, ma, grazie alle raccomandazioni o amicizie li raggiunge.

Mentre la disoccupazione dilaga, si scopre che molti ministri, il cui curriculum non sembra eccellere rispetto a quello di altri papabili a rivestire quel ruolo è però sostenuto da rapporti di amicizia o altro con alte cariche dello Stato che nel frattempo vedono anche figli e nipoti superare casualmente concorsi pubblici per posti che valgono migliaia di euro al mese. In tutti i campi della nostra vita se ben riflette troverete almeno un caso di vostra conoscenza diretta che ha visto o scavalcare o addirittura sostituire voi stessi o altri, da persone che non solo non avevano le vostre capacità ma che addirittura ne avevano meno, ma avevano dalla loro parte il fatto di essere l’amico dell’amico o il figlio di qualcuno di influente. Anche nello stesso campo del giornalismo se ben riflettete, tanto in Rai quanto in Mediaset, i nomi che girano per i posti in polpe position sono sempre gli stessi: la figlia di un noto politico, di un noto scrittore o addirittura tutta una generazione che spazia su argomenti diversi ma sempre sulla stessa rete televisiva. 

Come è mai possibile che in un Paese dove non si fa che parlare di integrazione e aiuto verso i nuovi indigenti non si pensi prima a risolvere l’annosa questione di noi cittadini che ormai non possiamo più credere neanche nella meritocrazia e che ogni giorno rischiamo per poter sopravvivere di diventare come loro, ovvero cercando a volte di trovare una soluzione per la nostra salvezza che porta come fine ultimo a pensare e ad agire come dicevano i latini con: mors tua vita mea. La fiducia nel prossimo infatti, grazie soprattutto a coloro che ci governo sembra così ogni giorno diventare sempre più flebile e la rabbia sempre più forte, tutti contro tutti e forse così renderemo vera anche la teoria di un grande filosofo come Thomas Hobbes che affermava  Homo homini lupus , ovvero che "ogni uomo è lupo per l'altro uomo" e nel frattempo la meritocrazia morirà sopraffatta dal clientelismo e dal familiarismo e perché no anche dalla stupidità di chi preferisce l’apparenza ai fatti concreti e tangibili.

Giulia Macchi




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