Dopo il caso del
capitano Gregorio De Falco, colui che nella notte della tragedia della
Concordia ordinò a Francesco Schettino: "torni a bordo c..o" che lo vede
costretto a lasciare il settore operativo della Capitaneria per essere trasferito
in altri uffici, mentre Schettino sale in cattedra, proseguono i casi di uno
strano Paese dove la meritocrazia sembra essere una parola dimenticata se non
addirittura considerata aberrante dai nostri governanti.
Ove ci si gira, non si
può non notare che in Italia i posti di prestigio e non solo, vengono ormai
troppo spesso regalati a chi in fondo per raggiungerli non ha dovuto impegnarsi
così tanto e forse non possiede neanche i requisiti per ottenerli, ma, grazie
alle raccomandazioni o amicizie li raggiunge.
Mentre la disoccupazione
dilaga, si scopre che molti ministri, il cui curriculum non sembra eccellere
rispetto a quello di altri papabili a rivestire quel ruolo è però sostenuto da
rapporti di amicizia o altro con alte cariche dello Stato che nel frattempo
vedono anche figli e nipoti superare casualmente concorsi pubblici per posti
che valgono migliaia di euro al mese. In tutti i campi della nostra vita se ben
riflette troverete almeno un caso di vostra conoscenza diretta che ha visto o
scavalcare o addirittura sostituire voi stessi o altri, da persone che non solo
non avevano le vostre capacità ma che addirittura ne avevano meno, ma avevano
dalla loro parte il fatto di essere l’amico dell’amico o il figlio di qualcuno
di influente. Anche nello stesso campo del giornalismo se ben riflettete, tanto
in Rai quanto in Mediaset, i nomi che girano per i posti in polpe position sono
sempre gli stessi: la figlia di un noto politico, di un noto scrittore o
addirittura tutta una generazione che spazia su argomenti diversi ma sempre
sulla stessa rete televisiva.
Come è mai possibile che in un Paese dove non si
fa che parlare di integrazione e aiuto verso i nuovi indigenti non si pensi
prima a risolvere l’annosa questione di noi cittadini che ormai non possiamo
più credere neanche nella meritocrazia e che ogni giorno rischiamo per poter
sopravvivere di diventare come loro, ovvero cercando a volte di trovare una
soluzione per la nostra salvezza che porta come fine ultimo a pensare e ad
agire come dicevano i latini con: mors tua vita mea. La fiducia nel prossimo
infatti, grazie soprattutto a coloro che ci governo sembra così ogni giorno
diventare sempre più flebile e la rabbia sempre più forte, tutti contro tutti e
forse così renderemo vera anche la teoria di un grande filosofo come Thomas Hobbes che affermava Homo homini lupus , ovvero che "ogni uomo è lupo
per l'altro uomo" e nel frattempo la meritocrazia morirà sopraffatta dal
clientelismo e dal familiarismo e perché no anche dalla stupidità di chi
preferisce l’apparenza ai fatti concreti e tangibili.
Giulia Macchi
Posta un commento