Nuovo avvertimento
dall’Europa che nero su bianco scrive in una missiva giunta a Roma sulla legge
di stabilità nella quale chiede chiarimenti sul ''perché l'Italia programma di
non rispettare il patto di stabilità nel 2015'' e ''come assicurerà un pieno
rispetto degli obblighi della politica di bilancio nel 2015''. Immediatamente,
come gli studenti fanno con i propri insegnanti, abbassando la testa il
Ministero dell’economia sottoscrive che "Il Governo italiano risponderà
alla richiesta di chiarimento entro domani".
Una situazione quella del
nuovo diktat imposto non solo all'Italia che in poche ore sembra aver
risvegliato i mass media e di conseguenza lo stesso presidente Juncker, che
trovandosi spiazzato si è trovato costretto a bacchettare anche gli stessi
giornalisti, rei, secondo l'Ue di " aver sostenuto notizie false,
surreali, che non hanno nulla a che vedere con la realtà, e se ce l'hanno è
solo per caso".
Ci sembra la scena di chi,
trovandosi con le mani sporche di marmellata, cerca di negare l’evidenza soprattutto
quando, forse resosi conto delle richieste impossibili fatte all'Italia, spiega:
"Personalmente sono per l'applicazione delle regole con il massimo
possibile di flessibilità. Questo è il mio orientamento e quello che farò
finché sarò presidente" e "se ci si vuole mettere gli uni contro gli
altri ci perdiamo tutti e non si crea fiducia che è invece essenziale per la
crescita".
Come dire: le regole esistono ma saremo noi a decidere chi e
come le deve rispettare, ovvero, c’è ampio margine di “flessibilità” solo
quando lo vorremo noi e quando lo decideremo noi. Sicuramente la tanto agognata
fiducia che vorrebbe l’Europa da parte nostra non si ottiene chiedendoci di
tapparci gli occhi e la bocca ma rendendoci partecipi di quelle decisioni dalle
quali dipendono la sopravvivenza o meno di interi Stati che ora sono invece
soggiogati dalle catene di norme e leggi scelte da chi ha a cuore i propri
interessi e non quelli dei Popoli.
Per qualcuno si tratta dell’ennesimo
sgambetto ad un Paese, il nostro, che sicuramente in questo momento arranca ma
che non ha nulla da invidiare alla Germania della Merkel che teme forse la
nostra forza di rialzarci grazie all'innovazione e al know out per il quale siamo
riconosciuti in tutto il mondo e che per lungo tempo ha visto le nostre aziende
al di sopra del mercato tedesco.
Giulia Macchi
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