giovedì 23 ottobre 2014

Anima e Dintorni - Vista Remota - Terza Parte - Entrare Nell'Abisso

Terza Parte. Entrare Nell'Abisso
Gli Esseri, avendo perso i ricordi della loro origine e tuttavia, paradossalmente, desiderando allo stesso tempo il loro ritorno, si attaccheranno a ogni cosa che li aiuterà a creare l’illusione di una “casa”.
Eviteranno, ignoreranno, rifiuteranno e rigetteranno ogni cosa che ha il potenziale di generare anche un sottile ricordo che potrebbe mostrare che la loro attuale e perpetuamente creata illusione di “casa” è niente di più di una prigione auto-costruita, una rete di ridicole bugie, un castello di carte che cadrà a pezzi al più leggero colpo dato alle sue fondamenta.
In questa remota parte della Via Lattea, molti Esseri trovano le loro case artificiali in mammiferi bipedi con una durata di vita piuttosto breve di, raramente, più di un centinaio di anni terrestri. Equipaggiato con due lenti frontali e due camere di risonanza laterali, l’organismo del mammifero fornisce sufficienti segnali visivi e uditivi da permettere un rudimentale orientamento spaziale nel suo più immediato ambiente locale. Nonostante i limiti e le restrizioni della percezione, attraverso i corpi umanoidi si offre loro i confini di una “casa placebo”, ma l’innaturale piccolo focus del mammifero diventa per molti qualcosa di irritante ed essi iniziano a guardasi intorno alla ricerca di modi per trascendere queste limitazioni.
Essendo profondamente terrorizzati dal guardare troppo da vicino l’esatto meccanismo delle percezioni, poiché ciò potrebbe ricordare loro la perdita della loro “casa” originaria, estendono piuttosto marginalmente le abilità dei loro corpi mammiferi con stratagemmi meccanici, ottici e, recentemente, elettronici.
Per esempio, se ogni tanto uno di questi Esseri guarda attraverso i due occhi del mammifero che si arrampica sul fianco di una montagna, si mantiene là freneticamente e potrebbe concludere di “essere” sul pendio di una montagna. Per guardare fuori dal vertice della montagna, tutto quello che l’Essere dovrebbe fare è di guardare fuori dal vertice della montagna.
Ma, NOOOO!, l’Essere è così ipnotizzato dagli strumenti di visione del mammifero che è profondamente convinto di non poter avere un’altra percezione concorrente a quella del mammifero.
Per di più, non vorrebbe liberarsi del mammifero, al fine di dare un’occhiata dalla sommità della montagna, perché questo, ovviamente, frantumerebbe la sua illusione della sua attuale identità. Ancor peggio, un altro Essere potrebbe strappargli con violenza quel corpo nel breve momento in cui non è incollato ad esso. Che pensiero micidiale!!!
L’ovvia ( ! ! ? ? ?) soluzione è questa: spostare il corpo del mammifero sulla sommità della montagna e poi guardare il paesaggio attraverso i suoi due occhi. Non scordate mai che questa è una vera noia, letteralmente, specialmente perché il corpo deve essere riportato indietro alla sua “casa” privata giù nella valle per unirsi al gruppo degli altri mammiferi.
Più recentemente, l’idea è di costruire sistemi di specchi, lenti e dispositivi per ripetizioni automatiche di immagini, per trasmettere una copia visiva della vista originale dalla sommità della montagna direttamente di fronte al corpo del mammifero dove può poi in sicurezza fissare una copia in 2D di cattiva qualità dai suoi occhi.
Ora, se non fosse sufficiente, cosa accade se un Essere mette insieme tutto il suo coraggio, dice a se stesso “all’inferno tutto questo” e inizia a GUARDARE senza gli occhi del mammifero?
La visione di un mammifero è un riflesso di una minuscola scheggia dell’informazione che è là fuori e che potrebbe essere percepita. E’ come un sintonizzatore radio che è bloccato in una posizione, che obbliga l’Essere ad ascoltare proprio soltanto una stazione. Con un ingegnoso trucco della sua mente, l’Essere convince se stesso che questa posizione sul sintonizzatore radio è l’unica che riceve ogni stazione e, per giustificare la sua folle decisione, l’Essere combatterà ogni altra opinione a ogni possibile livello. Se necessario, l’Essere può anche dirigere il suo mammifero a fracassare la testa di un altro mammifero.
Ora, se l’Essere sta accendendo il suo sintonizzatore radio delle sue percezioni, può accadere che la nuova informazione sia così schiacciante da farglielo velocemente abbandonare per trovare ancora conforto nella bloccata, ma familiare, posizione del sintonizzatore. Le diverse “stazioni radio” sono un’analogia con i differenti “domini di percezione”. Questi non sono solo differenti fonti di informazioni simili, così come le canzoni della stazione radio "Classic Rock" sono minimamente differenti da quelle della stazione “Rock degli anni ‘60”, no, loro sono molto più distanti di quanto lo siano l’“opera” e “Oprah”.
Quel che è peggio, c’è un irritante vuoto tra le stazioni o domini di percezione. Prima che possa essere ricevuta la percezione di un altro dominio, deve essere attraversato questo terribile vuoto sul sintonizzatore. Questa circostanza era apparentemente conosciuta da lungo tempo nella storia umana. La parola Latina per questo buco era “Chaos”, derivata dal termine Greco Classico "chainein" (“sbadigliare, restare a bocca aperta”).
In una deformazione semantica che porta uno a meravigliarsi dello sviluppo delle abilità umane nell’ultimo millennio, caos ora sta per “confusione” e “disordine”. Tuttavia, originariamente si riferiva solamente al vuoto del buco tra i domini della vita e, conseguentemente, tra i domini della percezione.
Ora, un sacco di persone intelligenti lo hanno trasformato in uno sport. Guardano il “vuoto”, il “nulla”, la “vuotezza”, solo per divertimento. Alcuni vanno anche oltre e proclamano che questa è la “vera natura” degli Esseri, uno scherzo terribile, ecco cos’è. Per amore dell’autostima di certo non ammettono che questa sia una loro creazione mentale e dichiarano che essa è la miracolosa rivelazione di un super-uomo come "Buddha", nella totale indifferenza della prolungata confutazione di questa dichiarazione “vera” da parte di Gautamo Siddharta ai suoi tempi.
Sembra certo, tuttavia, che il “caos” o “abisso” tra le stazioni radio dell’Universo debba in qualche modo essere attraversato.
In aggiunta alla spaventosa prospettiva del “nulla”, c’è alla fine in arrivo un altro fenomeno, molto vicino all’attuale concetto di caos: se il sintonizzatore esce dal vuoto ed entra nella gamma di frequenza di una “stazione”, appena prima della corretta sintonizzazione del dominio selezionato il segnale è molto distorto. Ora là c’è vero disordine, movimenti casuali, perdita di punti di riferimento stabili, confusione.
All’Essere non piace restare paralizzato dagli stati in disordine poiché li considera alla pari del demonio. I margini del dominio sono perciò il problema minore rispetto l’effetto potenzialmente ipnotico del “nulla”, il “caos” nel suo senso originario.
Affondiamo allora nell’abisso, spingiamoci nel caos per attraversare gli altri domini, nuotiamo attraverso l’abisso.
Ma quale per primo? La tendenza naturale degli Esseri è di espandere le proprie percezioni e la propria sfera d’influenza. Dopo la loro caduta, hanno cercato così a lungo e così strenuamente, da essere ora profondamente convinti di non poter raggiungere le stelle.
Tuttavia, è più facile prendere una nuova strada e questo è il Terzo Esercizio del “Filo Diretto con la Percezione Remota”:
“Vedi il tuo corpo (il mammifero bipede) crescere sempre più grande, dalle dimensioni della stanza alle dimensioni di un grattacielo, alle dimensioni della Terra, alle dimensioni della Via Lattea”.
A un certo punto di questo esercizio, può sorgere una sensazione di fluttuare con pezzi che si spostano da sinistra a destra, non dissimile dalla scena d’apertura di un episodio di Star Trek. Questo viene chiamato “entrata nell’abisso”.
Se l’espansione della dimensione del proprio corpo viene mantenuta sufficientemente a lungo, si può risalire alla superficie “sull’altro lato”: il vuoto diventa il tutt’uno. Se l’espansione viene ridotta, sorge la possibilità di sfrecciare o sintonizzarsi in un altro dominio.
Per quanto sopra, diventa chiaro che l’approccio al raggiungimento della Vista Remota o “Percezione Remota” come qui descritto, è assai differente dalle altre tecniche che vanno sotto la stessa denominazione. Per esempio, le tecniche del Far Sight Institute (www.farsight.org) usano un altro dominio della natura, il “raduno di entità Phi”, come viene qualche volta chiamato, per scavare un passaggio verso un’altra località della stessa realtà in cui l’“osservatore” è localizzato. In altre parole, l’“osservatore” non vede, direttamente, ma dipende invece dai pacchetti d’informazione che vengono trasportati attraverso un altro dominio da Esseri di un altro dominio.
Per eliminare una confusione tra i due approcci, le tecniche descritte qui sono state denominate Filo Diretto con la Percezione Remota invece che proprio solo Vista Remota.
Mentre ci si impegna nel vedere degli altri tipi d’approccio, l’osservatore incontrerà fenomeni di entrambi. Per esempio, chi si tuffa nell’abisso incontrerà prima o poi l’utile aiuto del dominio Phi. E l’esperto in tunnel nei domini può inavvertitamente trovarsi a colpire un differente dominio o una percezione parallela.
Equipaggiati con le esperienze derivanti dai primi esercizi, saremo in grado di impegnarci nel rientrare in possesso delle percezioni da eventi spaziali paralleli e remoti entro il nostro attuale dominio selezionato, l’affascinante mondo dei mammiferi bipedi conosciuti come Umani.
Questo poi sarà il quarto capitolo degli Esercizi del Filo Diretto con la Percezione Remota.

Fino ad allora, felice vista remota!
Myriamdrako 

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